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Casino Royale a Etnoblog

Sono sempre momenti difficili ma Casino Royale sono ancora in piedi. Dopo sei anni di silenzio l’astronave Casino Royale stà ritornando…è ritornata a farci vedere delle cose da sentire e da guardare. All’Arena Alpe Adria, durante la manifestazione Etnoblog, dopo un fantastico concerto abbiamo incontrato Alioscia.

Qual è la missione Casino Royale?
Alioscia: La missione dei Casino Royale è quella di sempre: andare avanti fare musica, raccontare storie che siano il più possibile condivisibili. E’ un po’ semplicemente essere testimoni dei nostri tempi.
Cos’è la musica per i Casino Royale?
Alioscia: Musica è un punto di partenza. Per tanti anni è stata anche una bolla, nel senso di un modo a parte, anche una dimensione molto da privilegiati anche, alla fine dove quello che vivi, quello che cerchi o quello che ti arriva addosso poi riesci a figurarlo musicalmente con il suono e le parole. Adesso siamo un pò alla ricerca di una dimensione simile a quella che era prima. I tempi sono cambiati, sono cambiati gli scenari. Pensiamo tutto sommato di essere comunque abbastanza attuali. Una cosa è certa non facciamo revival di quello che eravamo prima.
Dal primo album ad oggi com’è cambiata la vita dei Casino Royale, musicalmente?
Alioscia: Bè fare musica prima era diverso. Il contesto prima era più avverso, però era più facile contarsi. Le cose che facevi lasciavano veramente un segno, perché era segno di diversità e ora con la nuova era di Mtv con molte hit anche i giovani o cercano la devianza assoluta abbastanza anche di ribellione al limite con l’autolesionismo oppure sono molto omologati con quello che viene proposto e c’è poca ricerca. Anche identificarsi in certi immaginari è a volte molto privo di significato, cioè questo va dal tatuaggio, dall’ascoltare rock o hip-hop. Una volta era un segno di diversità e appartenenza e voleva dire comunque in tutte le differenze far parte di un qualcosa che era diverso dalla società. Adesso per vedere qualsiasi prodotto utilizzano qualsiasi cosa. Questo è quello che è cambiato. Questa è la cosa che lascia un po’ spiazzati. Oggi c’è poca radicalità. Radicalità non vuol dire avere una mentalità chiusa. Radicalità significa viversi delle cose e veramente farle proprie. In Italia viviamo in una situazione un po’ confusa e abbastanza patinata. Tutto sommato ci devi fare i conti.
Ci sono gruppi che hanno ispirato i Casino Royale nella preparazione di questo ultimo lavoro, se ci sono?
Alioscia: Non ci sono perché alla fine se arriviamo al 97 sono 20 anni e noi abbiamo il nostro suono. Oggi i Casino Royale hanno un suono nuovo, una identità nostra.
Il posto più bello dove avete suonato?
Alioscia: Mi ricordo dei concerti ma ti posso dire che l’altro ieri al Porto a Genova alla Lanterna. Passavano i piroscafi mentre suonavamo. Eravamo più intruppati noi che la gente che guardava noi.
Questo schermo davanti al pubblico perché?
Alioscia: Perché noi siamo tornati in maniera abbastanza educata, era un test per noi, un test per noi tornare live, un test nel contatto con la gente. Non è per i Casino Royale un momento di sicurezza. La gente deve cercare di sintonizzarsi, un pò su quello che era ma una cosa più di colloquiale. La nostra nuova forma è si quella di band live ma fondamentalmente è quella di gruppo che lavora sul suono e sulle immagini. Sul sito si trova la dichiarazione d’intento. Musica non è più semplicemente il supporto del live ma è tutta una cosa, i video cioè sempre di più adesso la musica ha bisogno di altre cose, cioè è un’altra cosa.
Ma perché proprio davanti?
Alioscia: Importanza primaria anche alle immagini e comunque a noi ci si vede o perlomeno intravede, non è che manchi il contatto penso che sia interessante. E’ una cosa particolare, di grande impatto e non è tanto costosa.
Avete mai pensato di andare via dall’Italia?
Alioscia: Bè quando abbiamo fatto CRX, che abbiamo composto a Londra nel ‘96, avevamo pensato di prendere una casa là e stare un po’ qui un po’ là. Non per sfondare o fare qualcosa là ma perché è un posto in cui la gente fruisce molto di più della musica, per cui viene anche più normale. Respiri musica e componi più facilmente. Più che anni fa molto spesso lo pensiamo adesso se andare via dall’Italia e non per un discorso di musica. Continuare sempre ad investire in questa nazione qua e vedere che i risultati sono sempre quelli è un po’ frustrante come del resto anche vivere a Milano che in questo momento sta avendo veramente un momento pessimo e di oblio. Tante volte ci chiediamo se sia giusto continuare ad accanirci a stare lì soprattutto pensando anche al futuro dei nostri figli.

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